
Nuovo Amazon cercasi
È italiano l’acceleratore per la fase 4 del food retail. Retail Hub, progetto nato poco prima del lockdown, va a caccia di startup e scaleup che hanno sviluppato soluzioni già pronte per il mercato retail e mette in contatto queste realtà con gli operatori che vogliono migliorare e innovare processi e modelli di business.
“Ci proponiamo di accelerare, su scala internazionale, l’adozione delle nuove tecnologie da parte di chi opera nella vendita al dettaglio, mettendo a disposizione delle aziende strumenti all’avanguardia”. Hanno le idee chiare Massimo Volpe (già presidente della Federation of International Retail Associations) e Antonio Ragusa, due dei tre fondatori dell’acceleratore Retail Hu b, progetto che nasce da lontano e che ha visto il battesimo ufficiale Italia lo scorso febbraio, poco prima del lockdown imposto dalla pandemia. L’idea è quella di andare a caccia di startup e scaleup che hanno sviluppato soluzioni già pronte per il mercato retail (food e agroalimentare compresi) e fare da ponte per mettere in contatto queste realtà con gli operatori e i marchi che cercano di migliorare e innovare processi e modelli di business. Come? Sfruttando le proprie competenze e quelle dei partner presenti in Usa, Israele, Europa e Cina e puntando su tematiche quali pagamenti, social network; visual commerce e voice commerce, strategie “drive to store” e altre ancora.
Lo scouting delle innovazioni
“Dopo 15 anni di attività nel mondo retail – spiega Volpe al Sole24ore.com – abbiamo scoperto che c’era una totale asimmetria fra l’innovazione tecnologica e di prodotto e quello dei retailier, fra chi crea innovazione e chi ne ha bisogno. L’esempio della tecnologia per il check out self service al supermercato credo sia emblematico: Amazon la sperimenta dal 2014, ne ha fatto il punto di forza dei minimarket Go ed è di conseguenza molto complicato, per i concorrenti, operare con un simile gap”. Un esempio che certifica la scelta di voler aiutare da una parte le startup a penetrare nel mondo corporate e dall’altra la business community a fare scouting di nuove tecnologie, offrendo loro un’alternativa alle classiche grandi società di consulenza e ai loro partner tecnologici”. L’obiettivo di fondo, come sintetizza Volpe, è quello di “sfruttare le relazioni costruite in questi anni come biglietto da visita per presentarsi alle grandi aziende, i cui incubatori spesso chiudono perché non garantiscono il ritorno finanziario dell’investimento ma solo a livello di idee”.
“Vogliamo creare un ecosistema aperto – gli fa eco Ragusa – e lo vogliamo fare in modo disruptive per diventare la Plug And Play (l’acceleratore di startup più grande al mondo, sbarcato a Milano nell’aprile del 2019 per operare nell’area food & beverage, ndr) del retail”. E il modello di revenue? Semplice: piccole partecipazioni in cambio della mentorship, “success fee” con le startup/scaleup più strutturate, conferenze e attività formative.
60 startup già nella squadra: dallo scaffale smart
al gestionale in cloud
Nella scuderia di Retail Hub (una sessantina circa le realtà presenti) non mancano in effetti nuove imprese innovative che hanno a che vedere più o meno direttamente con il mondo del food, spaziando da realtà italiane a imprese straniere o fondate da italiani all’estero. Una testimonianza “live” del modello operativo dell’acceleratore è arrivata il 10 giugno, in occasione di un evento organizzato in collaborazione con il Ministero dell’economia israeliano per presentare all’industria retail italiana otto startup. Shekel Brainweigh, una di queste, è una società specializzata nel campo della pesatura digitale che mette a disposizione in cloud una suite di tecnologie intelligenti, basate su intelligenza artificiale e Internet of Things, che spaziano dal riconoscimento dei prodotti in 4D a strumenti di analisi predittiva. La sua applicazione più riuscita? Uno scaffale smart che permette di gestire le vendite in modalità cash less e self service.
La peculiarità di Trigo, invece, è un sistema di telecamere a soffitto e sensori alimentati da intelligenza artificiale in grado di creare un’immagine 3D del negozio e di mappare di conseguenza i movimenti dei clienti e le loro scelte di acquisto. “Fanno le stesse cose di Amazon a un decimo del costo”, assicura Volpe, spiegando come la sede della startup a Tel Aviv disti poche decine di metri dai laboratori del colosso di Seattle.
In Italia, invece, nonostante il grande fermento in atto, siamo ancora indietro al resto d’Europa. L’ammissione di Ragusa non toglie comunque valore alle tante nuove imprese con le quali Retail Hub sta lavorando.
Wenda, fra queste, è una piattaforma che permette di governare i dati connessi alla tracciabilità e alla distribuzione alimentare, partendo dalla catena del freddo e dal caldo e controllando che i prodotti conservino le loro proprietà organolettiche. Sooneat, invece, è un’applicazione gestionale in cloud pensata per aiutare i ristoratori (ma anche bar, strutture ricettive e stabilimenti balneari) a gestire le ordinazioni effettuate direttamente dai clienti al tavolo: per farlo utilizza menu e dispositivi digitali e un database che funge da bacheca per comunicare promozioni, eventi o iniziative in calendario. ShopApp, infine, è una soluzione ancora in fase embrionale ma ha il pregio di rivolgersi al target dei piccoli supermercati di prossimità, offrendo loro una piattaforma di e-commerce e di consegna a domicilio estremamente facile da usare.
Fonte: Il Sole 24 ORE